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Quando si parla di efficienza energetica il pensiero va subito agli interventi di sostituzione degli impianti di riscaldamento – tipicamente vecchie caldaie a gas o addirittura a gasolio – con nuove soluzioni tecnologiche, una su tutte le pompe di calore (magari accoppiate a impianti fotovoltaici, utili per coprire parte del fabbisogno elettrico incrementale). Tali azioni presuppongono, nella maggior parte dei casi, l’utilizzo di vettori energetici più puliti e contribuiscono dunque alla riduzione delle emissioni di CO2 ed altri inquinanti in atmosfera, ma difficilmente da sole comportano una sostanziale diminuzione dei consumi energetici. Uno degli elementi fondanti dell’efficienza energetica – come si deduce dalla stessa denominazione – risiede nella riduzione dei consumi, che si può tradurre nell’ottimizzazione della gestione dell’energia (comparto industriale) e nel miglioramento della prestazione energetica degli edifici (ambito residenziale). Quest’ultima voce consiste in una pluralità di interventi, che comprendono l’involucro della struttura, i serramenti, i materiali di costruzione e, infine, gli impianti utilizzati per il riscaldamento/raffrescamento; è in questo settore, in particolare, che si possono ottenere buoni risultati in termini di riduzione dei consumi energetici, fondamentali nella roadmap di decarbonizzazione del nostro Paese.
Se sul lato dello sviluppo di impianti a fonti rinnovabili siamo tra i primi in Europa, dal punto di vista delle prestazioni energetiche degli edifici l’Italia è ancora molto indietro: il 74% degli edifici residenziali è stato infatti costruito prima del 1980 (quando non esistevano prescrizioni particolarmente attente all’efficienza energetica per la realizzazione di nuove costruzioni) mentre, secondo l’ISTAT, il 17% ha uno stato di conservazione mediocre o addirittura pessimo. Questi numeri parlano da soli e mostrano un parco edilizio datato e realizzato con tecniche di costruzione ormai ampiamente superate, con conseguenze negative sulle performance energetiche. Con l’introduzione delle detrazioni fiscali – principale volano degli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici si è cercato di fornire un primo impulso alla riqualificazione degli immobili, ottenendo risultati non trascurabili: nel periodo 2014-2018 si sono infatti conseguiti risparmi energetici dell’ordine dei 1,567 Mtep (casabonus + ecobonus); tuttavia, è necessario fare molto più, soprattutto se si vogliono rispettare le sfidanti traiettorie sulla riduzione dei consumi previste dal piano clima energia.
Come spesso accade quando si parla di energia, un netto impulso è arrivato a livello europeo: il 10 giugno l’esecutivo ha infatti varato il Dlgs n° 40, che recepisce la Direttiva Europea del 2018 sulla prestazione energetica degli edifici. La ratio della norma è quella di favorire il miglioramento delle performance energetiche negli edifici di nuova costruzione o in caso di ristrutturazione di quelli esistenti: rispetto a quanto già previsto dal D.lgs 192 del 2015 (che recepiva le versioni precedenti della direttiva), sono state introdotte nuove prescrizioni da rispettare nella realizzazione di nuovi edifici e nelle ristrutturazioni.
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